Ad oggi il regime forfetario prevede una tassazione unica al 15% (5% per le startup) in funzione degli incassi e dell’attività svolta.
Ogni codice attività ha la sua percentuale di forfettizzazione dei costi, ad esempio molte attività professionali hanno una percentuale di spese deducibili del 22%, mentre nel settore immobiliare i costi riconosciuti sono il 14% dei compensi.
Artigiani e commercianti possono richiedere una riduzione dei contributi INPS del 35%, liberi professionisti e freelancers non godono di questo beneficio. Attenzione però: meno contributi versati significa meno contributi riconosciuti ai fini pensionistici e per chi è più vicino all’età pensionabile è un risvolto da considerare.
Dal 2023 l’unico cambiamente che appare chiaro è l’innalzamento della soglia di fatturato per non uscire dal regime forfetario; l’attuale limite di 65 mila euro salirà a 85 mila.
Qualche chiarimento invece servirà per il superamento dei limiti di fatturato.
Il momento di fuoruscita dal regime ad oggi è previsto per l’anno successivo a prescindere dal fatturato. Il nuovo limite di 100 mila anticiperebbe il momento all’anno stesso.
Non è una modifica di poco conto per chi si trova in questa situazione sia per quanto riguarda l’IVA che verrebbe applicata a partire dalla fattura che stabilisce il superamento dei 100 mila euro, ma come fare per le ritenute d’acconto?
Verrebbero applicate dai 100 mila in su? Se applico l’IVA sulle fatture emesse ho diritto anche a detrarle. Da quando?
Quale aliquota applico al mio reddito? L’imposta sostituitiva del 15% fino a 100 mila e poi l’IRPEF a scaglioni?
Sono tutte cose da chiarire.
A prescindere da chi ci governa il fisco ha una difficoltà enorme a semplificare le cose e per ogni cosa fatta bene ce ne sono due fatte male. Per il contribuente.
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