Il regime forfetario è la condizione naturale per le persone fisiche che aprono una partita IVA e rispettano alcuni parametri. A volte però l’apparente convenienza si trasforma in una trappola.
Il regime forfetario si rivela attraente per molte persone che intraprendono un’attività in proprio senza alcuna esperienza precedente perchè la tassazione prevista è del 5% (più i contributi INPS dai quali nessuno sfugge).
Gli adempimenti fiscali, inoltre, sono ridotti al minimo:
- niente IVA,
- niente IRAP (abolita anche per le imprese individuali dal 2022)
- i costi sono una percentuale fissa dei costi
- è più facile calcolare le tasse da pagare:
- l’imposta sostitutiva è del 5% del reddito per le start up, 15% per gli altri (il reddito è dato dai ricavi meno i costi a forfait)
- l’INPS è circa il 24%-25% del reddito per le imprese, circa il 26% per i professionisti (il reddito si calcola così: ricavi meno costi a forfait meno INPS versata nell’anno)
Nota: artigiani e commercianti pagano un quota fissa INPS di quasi 11 euro al giorno anche con un reddito basso, ovvero inferiore al minimo stabilito per legge di – circa – 16 mila euro. I professionisti pagano solo un contributo a percentuale sul reddito effettivo.
Perchè allora il regime forfetario non conviene?
Ci sono due casi specifici da considerare prima di aderire:
- l’attività che svolgi ha dei margini molto bassi e/o i costi effettivi sono molto alti
- hai delle detrazioni importanti da utilizzare in dichiarazione, tipicamente le spese di ristrutturazione edilizia.
Nel primo caso i costi da detrarre nel regime forfetario sono più bassi di quelli reali, mentre nel secondo caso i crediti da utilizzare in dichiarazione andrebbero persi.
Il Regime forfetario è alternativo a quello ordinario, si paga una flat tax chiamata imposta sostitutiva che è appunto alternativa all’IRPEF e ai suoi scaglioni di reddito.
Per quanto riguarda l’INPS?
Le regole sono identiche tra regime forfetario e regime ordinario, con una sola particolarità: artigiani e commercianti possono richiedere la riduzione dei contributi INPS del 35%
Dati indicativi su cui riflettere
Per un giovane può essere un incentivo allettante, ma se sei non troppo lontano dalla pensione considera questo dato: ogni 12 mesi versati te ne vedi riconoscere 8, ogni 24 solo 16, ecc.
Con una riduzione del 35% anche gli anni accreditati si riducono di conseguenza, 6 anni di versamenti corrispondono a circa 4 effettivi.
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